Diari e racconti scritti durante il lockdown raccontano la pandemia, dando voce a scrittori professionisti e non, adulti e bambini, cinesi in Italia e italiani in Cina
L’esplosione dell’epidemia di nuovo coronavirus, in Cina prima e in Italia poi, e il conseguente lockdown che ci ha costretti a trascorrere settimane chiusi in casa hanno portato molte persone a scrivere e annotare quello che stavano vivendo.
Una situazione assolutamente inedita, inaspettata, che ha spiazzato tutti e a cui ognuno ha reagito a modo proprio.
Nei mesi seguenti sono stati pubblicati molti libri sull’argomento. Ne ho selezionati alcuni, che propongono storie e punti di vista diversi.
Cronache da Wuhan
Tutto ha avuto inizio a Wuhan, capoluogo della provincia dello Hubei, nella Cina centrale. Il primo a lanciare l’allarme sulla diffusione di un nuovo coronavirus nella metropoli cinese è stato il medico Li Wenliang, giovane oftalmologo che già alla fine di dicembre 2019, aveva messo in guardia sui rischi di una nuova epidemia da coronavirus. Immediatamente accusato dalle autorità cinesi di aver provocato un allarme eccessivo, i fatti gli hanno poi dato ragione. Ma lui stesso è rimasto vittima del virus, lo ha contratto curando i suoi pazienti ed è morto il 7 febbraio 2020.
Francesca Cavallo, coautrice di Storie della buonanotte per bambine ribelli 1 e 2, ha voluto raccontare la sua storia nell’albo illustrato Il dottor Li e il virus con in testa una corona (Feltrinelli), pubblicato lo scorso aprile in versione e-book, scaricabile gratuitamente per aiutare i genitori a rispondere alle domande difficili dei bambini, e a fine novembre in versione cartacea. Il dottor Li è diventato un simbolo universale della dedizione al lavoro e dell’importanza della ricerca scientifica e della libertà. In questo libro illustrato si racconta quello che è successo e sta ancora succedendo, offrendo ai bambini uno spazio per esplorare i propri sentimenti durante la pandemia, attraverso le storie di tenacia e coraggio di chi ha lottato in prima linea.
Libro simbolo di questo avvenuto a Wuhan è sicuramente Wuhan. Diari da una città chiusa (Rizzoli) di Fang Fang, che raccoglie i post scritti dalla scrittrice e poetessa originaria di Wuhan e pubblicati su WeChat e Weibo tra il 25 gennaio e 24 marzo 2020, quindi dal primo giorno del Capodanno lunare cinese fino all’annuncio della revoca della quarantena.
Nelle sue annotazioni, Fang Fang racconta ciò che vive quotidianamente, difficoltà, timori, condividendo le sue riflessioni e quelle di amici e conoscenti. Si interroga su quello che sta succedendo nella sua città e nel resto della Cina, si chiede se e come si sarebbe potuto evitare e invita le autorità cinesi ad un’assunzione di responsabilità.
Dai primi momenti di incertezza alla speranza, passando per le ore più difficili, Fang Fang ha raccontato la vita durante la quarantena, quando l’Occidente guardava ancora a Wuhan come a un caso isolato e lontano e non immaginava che dopo poche settimane si sarebbe trovato a vivere le stesse situazioni, ad affrontare gli stessi problemi e a gestire le stesse paure.
Quando è stata annunciata la chiusura di Wuhan, molti stranieri che si trovavano nella città cinese sono stati rimpatriati con voli organizzati dai rispettivi governi. È successo anche per gli italiani. Ma un piccolo gruppo ha deciso di restare a Wuhan, nonostante le incertezze del momento.
Tra loro c’è anche Sara Platto, docente di Comportamento e benessere animale alla Jianghan University, che vive da otto anni a Wuhan con il figlio dodicenne Matteo. Proprio il 23 gennaio è il compleanno di Matteo, che anziché festeggiare con i suoi amici si risveglia in una città blindata. Circa sessanta milioni di persone, l’intera regione dello Hubei, resteranno isolati nelle loro case fino all’8 aprile e per Matteo comincerà una vita molto diversa, tutta consumata tra le mura dell’appartamento.
Buongiorno, Wuhan (DeAgostini) è il racconto di quelle giornate, tra nuovi problemi e preoccupazioni, videolezioni e avventure con i gattini Gingy e Deawy. Matteo e Sara trovano la forza nelle persone che li circondano: vicini di casa, compagni di giochi, colleghi. E il saluto mattutino di Sara, nella chat che è uno dei pochi canali di comunicazione con l’esterno, diventa un mantra carico di positività: «Buongiorno, Wuhan!».
Parola ai cinesi in Italia
Nel corso della diffusione dell’epidemia, la situazione dei cinesi in Italia si è voluta parallelamente all’evolversi della pandemia. I cinesi in Italia, infatti, sono passati dall’iniziale preoccupazione per i propri parenti in Cina alla paura per se stessi e per i propri affetti in Italia, passando per le difficoltà portate da un’ondata di razzismo e discriminazioni innescate dai timori degli italiani nelle settimane in cui il nuovo coronavirus è stato sbrigativamente identificato come il «virus cinese».
Due libri hanno dato voce alle loro testimonianze. In Semi di tè (People), Lala Hu raccoglie le storie di solidarietà di quattro sino-italiani molto diversi tra loro, ma legati dal fatto di appartenere a due culture, quella cinese e quella italiana. L’autrice presenta così, attraverso un attore, un medico, un intellettuale e una volontaria, uno spaccato variegato e poco conforme agli stereotipi. Il libro è per loro un’occasione per interrogarsi sulla propria identità e sul proprio ruolo nella società italiana e per riflettere e individuare nuove forme di partecipazione e collettività.
Raccoglie, invece, gli scritti di ventidue cinesi il libro Noi restiamo qui. Come la comunità cinese ha vissuto l’epidemia (Cina in Italia). Nel volume, in edizione bilingue, si susseguono i racconti delle loro diverse esperienze. Come hanno vissuto questo periodo? Cosa hanno fatto? Quali sono stati i loro pensieri? Con sincerità, aprono il loro cuore e condividono questo pezzetto della loro vita, senza nascondere le loro paure, le difficoltà e le speranze. Sono cinesi che vivono in diverse parti d’Italia, da Palermo a Torino, dove svolgono lavori diversi. Questo libro ha il merito di alzare il velo che spesso copre la comunità cinese, consentendo ai lettori di vedere con i vostri occhi che non è affatto quella comunità “chiusa” che tutti credono.
I pensieri dei bambini
Anche Siamo fiori dello stesso giardino a cura di Maria Ferrara (Fiori d’Asia) è un libro bilingue, ma la parola è data ai bambini. Il testo è composto da dodici racconti scritti dai bambini della scuola elementare Shazi Tang Xiangtian della città di Changsha, nella provincia dello Hunan, e da due giovani provenienti da Pechino e da Harbin, che hanno vissuto un periodo di studi in Italia. Attraverso dieci tematiche, i piccoli scrittori esprimono sentimenti di affetto, di solidarietà e di vicinanza ai bambini italiani con cui sentono di condividere la comune esperienza dell’isolamento e delle difficoltà già superati in parte dai coetanei in Cina. Nei racconti, tra tristezza e allegria, i bambini non perdono la loro speranza e fiducia nel futuro.