Ventidue cinesi che vivono in Italia condividono pensieri ed esperienze vissute durante le settimane dello scoppio dell’epidemia di Sars-Cov-2 e il periodo del lockdown

Sono stati i primi contro cui in molti hanno puntato il dito quando sono cominciate a circolare notizie sulla diffusione di un nuovo coronavirus nella città cinese di Wuhan. In quelle settimane di gennaio 2020, per molti, troppi, Cina e cinese erano parole diventate sinonimo di virus. E così anche i cinesi in Italia da molti anni si sono trovati a fare i conti con pregiudizi e discriminazioni, inattesi e soprattutto infondati.

È nata per questo nella comunità cinese la voglia e la necessità di far sentire la propria voce, di dire che i timori e le difficoltà che stavano vivendo gli italiani erano gli stessi affrontati anche da loro, preoccupati per le notizie che arrivavano dal loro Paese d’origine e per come la situazione si stava evolvendo in Italia.

Cina in Italia, casa editrice da sempre attenta alla comunità cinese, ha deciso di dar loro modo di aprire il loro cuore e raccontarsi, invitandoli a condividere pensieri, paure, difficoltà e speranze. In ventidue hanno accolto con entusiasmo questa opportunità, cercando di mettere nero su bianco ciò che hanno provato.

noi restiamo qui_coverI loro racconti sono raccolti nel libro Noi restiamo qui. Come la comunità cinese ha vissuto l’epidemia (2020), pubblicato in edizione bilingue, italiano e cinese, scelta spesso adottata dalla casa editrice Cina in Italia.

L’aspetto interessante del libro sta soprattutto nell’aver dato la parola a cinesi che vivono in diverse parti d’Italia, che svolgono lavori diversi, che hanno vite e storie profondamente differenti gli uni dagli altri.

Tra loro anche alcuni nomi più noti agli italiani. C’è Shi Yang Shi, immigrato in Italia nel 1990, noto al pubblico italiano soprattutto per la sua partecipazione al programma televisivo Le Iene, per le sue ospitate in trasmissioni televisive di attualità e intrattenimento, la partecipazione a fiction e film e per aver raccontato la sua storia nel libro Cuore di seta. La mia storia italiana made in China. C’è Marco Wong, nato in Italia da genitori, imprenditore nel settore degli alimenti etnici, eletto nel Consiglio comunale di Prato nel 2019 e in prima linea nel promuovere l’integrazione tra cinesi e italiani e nel combattere luoghi comuni e pregiudizi. C’è Hu Lanbo, direttrice del mensile bilingue Cina in Italia, da vent’anni impegnata nel favorire l’integrazione e la conoscenza reciproca tra cinesi e italiani e nel far conoscere la cultura cinese in Italia. E poi ci sono insegnanti e studenti, imprenditori e designer, galleristi e artisti.

Un coro di voci eterogenee che si sono unite in un momento drammatico per l’Italia, per la Cina e per il mondo intero. Persone che si sono rimboccate le maniche e hanno cercato di dare un contributo concreto al Paese che le ha accolte. Persone che troppo spesso vengono liquidate come “chiuse”, ma che in realtà non lo sono affatto. E con questo libro lo hanno dimostrato.

 

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Noi restiamo qui. Come la comunità cinese ha vissuto l'epidemia
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