Yu Hua sceglie dieci parole per raccontare il Paese di Mezzo e scrive una sorta di vademecum in cui narra i cambiamenti che l’hanno attraversato negli ultimi quarant’anni. Il risultato è un libro che va oltre gli stereotipi e la retorica

Non è facile trovare un libro che racconti la Cina al di là di stereotipi e luoghi comuni, senza i limiti di una trionfalistica visione sinocentrica o viziata da pregiudizi eurocentrici.

la cina in dieci parole_ yu huaLa Cina in dieci parole di Yu Hua (traduzione di Silvia Pozzi, Feltrinelli, 2012) ci riesce e accompagna il lettore alla scoperta di quello che la Cina è stata ed è diventata. Un viaggio attraverso dieci parole che raccontano i cambiamenti che hanno attraversato il paese negli ultimi quarant’anni, soffermandosi in ciò che c’è dietro la crescita economica vertiginosa che l’ha portata ad essere la seconda economia mondiale nel giro di pochi anni.

«Un occidentale avrebbe dovuto vivere quattrocento anni per assistere agli stravolgimenti che i cinesi hanno visto in appena quarant’anni», scrive Yu Hua. E lui, nato a Hangzhou nel 1960, questi stravolgimenti li ha visti con i propri occhi e li ha vissuti sulla propria pelle. Hanno lasciato su di lui un segno indelebile che ha condizionato il percorso che l’ha portato a diventare da dentista improvvisato in una piccola cittadina nella Cina del Sud a scrittore di fama mondiale. Così, nelle pagine del libro, trovano spazio ricordi e aneddoti personali che si inseriscono nello scorrere della storia cinese dai tempi di Mao Zedong e della Rivoluzione culturale fino al giorno d’oggi, passando per tappe cruciali come Tian’anmen e le Olimpiadi. L’autore sceglie parole che hanno cambiato il loro significato nel corso degli anni, come “Popolo”, “Leader” e “Rivoluzione”, parole che sono entrate nel linguaggio comune dei cinesi di recente, come “Inganno”, senza tralasciare parole particolarmente significative per la sua vita come “Lettura” e “Scrivere”.

«La scrittura è come la vita: se ti sottrai alle esperienze, non ne capirai mai il senso. Per lo stesso motivo, se non scrivi, non saprai mai cosa sei in grado di creare», scrive Yu Hua, che in questo libro fonde insieme proprio la scrittura e la vita. Nelle pagine di quello che è una sorta di vademecum si mescolano ironia e dolore, comicità e commozione, sentimenti che emergono con forza nelle storie raccontate da Yu Hua per alzare il velo sulla Cina di ieri e di oggi e che ritroviamo anche nelle sue opere precedenti, da Cronache di un venditore di sangue a Brothers e Arricchirsi è glorioso. Accanto ad aneddoti che hanno per protagoniste persone comuni, bambini, cinesi relegati ai margini ed episodi intimi e personali della sua giovinezza, non mancano la critica politica e l’analisi dello svuotamento dell’identità di un paese e di un popolo che hanno sacrificato molto in nome dell’arricchimento e dello sviluppo ad ogni costo. I venditori abusivi, le demolizioni forzate, le disparità tra chi vive nelle metropoli ultramoderne e chi cresce nei villaggi remoti e non conosce nemmeno il gioco del calcio, la disperazione della povertà e l’altra faccia delle Olimpiadi: tutto questo e molto altro trova spazio nelle pagine di La Cina in dieci parole, un libro da leggere per chi voglia capire qualcosa in più di un paese sempre più al centro della scena mondiale.

mao zedong è arrabbiato_coverPer approfondire ulteriormente le tematiche affrontate in La Cina in dieci parole, molto utile è leggere Mao Zedong è arrabbiato. Verità e menzogne dal pianeta Cina (Feltrinelli, 2018), che raccoglie una selezioni di articoli e commenti scritti da Yu Hua e pubblicati sui giornali occidentali.

 

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La Cina in dieci parole
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