Un romanzo autobiografico che racconta una Cina inedita, svelatasi agli occhi di un italiano tra le onde dell’isola di Hainan

È il 2005 quando Francesco De Luca, giovane sinologo con in tasca una laurea in Scienze della Comunicazione, vola in Cina. Ci resterà per poco meno di un decennio. Un periodo in cui si farà cinese tra i cinesi, diventando DeLuFa e immergendosi nella Cina più autentica, quella di cui in Occidente si sa poco o nulla, quella che si può conoscere solo vivendola, abbandonando i pregiudizi e andando oltre i freddi numeri della crescita economica raccontati dai media occidentali mainstream.

Karma Hostel_coverIn Karma Hostel, edito da Il Foglio, Francesco De Luca racconta una parte del suo periodo cinese, quella forse più avventurosa, che inizia quando decide di lasciarsi alle spalle Pechino e Tianjin per dirigersi nell’estremo sud della Cina, sull’isola di Hainan. E non è solo un viaggio fisico, ma soprattutto spirituale, alla scoperta di se stesso, oltre che di luoghi, persone e usanze. Porterà lì la sua passione per il surf e il suo entusiasmo, pronto a lanciarsi in nuove sfide, che si concretizzeranno nella costruzione di un ostello per surfisti sulle spiagge di Houhai, un villaggio di pescatori, e nel primo web magazine cinese dedicato al surf, Chinasurfreport.

Francesco De Luca è un laowai, uno straniero, che parla cinese molto bene, come notano in più occasioni i cinesi che incrocia lungo il suo cammino e che proprio per questo, a primo impatto, si dimostrano ancor più diffidenti nei suoi confronti. Ha studiato mandarino prima in Italia e poi all’Università di Lingua e Cultura di Pechino, città dove ha lavorato come giornalista, traduttore e interprete.

Dalle oltre trecento pagine di Karma Hostel emerge con chiarezza che il libro nasce dall’esigenza dell’autore di comunicare. Lo confermano anche le vicissitudini editoriali che ne hanno preceduto la pubblicazione. In mancanza di un editore disposto a credere in lui e nel suo testo, per un certo periodo Francesco ha postato sul web, gratuitamente, i capitoli del libro, fino a quando non è arrivato Il Foglio.

Leggendo Karma Hostel sembra di sentire la voce di chi scrive mentre condivide con chi legge episodi e aneddoti, pensieri e riflessioni. Tanti i rimandi alla cultura cinese, le descrizioni di luoghi e persone. Le parole scorrono senza censure, riportando su carta luci e ombre di un Paese in transizione, in cui lo sviluppo e la crescita presentano un conto salato alla società e all’ambiente, mettendo in discussione equilibri e certezze.

Francesco De Luca non risparmia critiche e non usa giri di parole per esprimere le sue perplessità e i suoi dubbi sulle contraddizioni che riscontra nelle innumerevoli sfaccettature della realtà cinese in cui si trova immerso. Spara a zero sul turismo e sui turisti, sullo sviluppo ad ogni costo, sulla sete di denaro e di successo, aggrappandosi alla ricchezza delle cose semplici, alla meraviglia della natura, alla forza dei rapporti umani, deciso a non farsi fagocitare.

Con Karma Hostel ci fa conoscere una Cina inedita, popolata di giovani ribelli, che vivono fuori da schemi precostituiti e lo accompagnano nel suo viaggio verso una nuova consapevolezza.

Lea Vendramel – da www.cinainitalia.com

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Karma Hostel
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