Dove le ragioni finiscono: un dialogo intimo in bilico tra realtà e finzione

Li Yiyun parte da una drammatica esperienza che ha segnato la sua vita per svelarci i lati più nascosti della sua anima e del suo dolore

Cosa prova una madre quando suo figlio si toglie la vita? Quali interrogativi le si aggrovigliano nella mente? Come può accettare un dolore così profondo e incommensurabile? E soprattutto in che modo può continuare a vivere?

Questi e altri interrogativi si pone Li Yiyun in Dove le ragioni finiscono (NN Editore, 2021, traduzione di Lara Noulian), scavando dentro il suo dolore di madre che ha dovuto fare i conti con quello che nessuna madre vorrebbe trovarsi ad affrontare: il suicidio di un figlio, appena sedicenne.

Il libro nasce proprio da questa drammatica esperienza vissuta dalla scrittrice che, attraverso un dialogo immaginario tra lei scrittrice e il ragazzo che si è tolto la vita da pochi mesi, cerca in ogni modo di mantenerlo in vita, di mantenere un legame con lui oltre la morte, un confronto continuo, che scaturisce dal dolore e sfocia in conversazioni intime e profonde.

Le voci di madre e figlio si alternano in un dialogo impossibile, a cui la scrittrice si aggrappa con tutta sé stessa, unico appiglio nella sofferenza che la circonda.

Il testo è complesso, denso di significati. Un fiume di parole e riflessioni che portano a interrogarsi su sé stessi, sulla genitorialità, sul rapporto con i figli.

Li Yiyun, pagina dopo pagina, cerca di metabolizzare la perdita, si pone domande che non trovano risposte, immagina come sarebbe stato il futuro se la vita del figlio non si fosse interrotta. Fa i conti con sé stessa, con errori e mancanze, costretta a confrontarsi con una realtà che non è quella che si sarebbe aspettata di vivere.

Ricorda il passato e immagina il futuro che avrebbe potuto essere ma che ormai può vivere solo nelle sue fantasie. E lo fa con un’intensità e una sincerità che catturano il lettore e lo trascinano dentro la sua mente e il suo dolore, facendoglielo provare e toccare con mano.

Momenti di vita vissuta assumono un significato nuovo ora che il suo protagonista non c’è più. Così la madre comincia a utilizzare il forno per cucinare, proprio come amava fare il suo Nikolai, continua a guardare nella direzione da cui lo vedeva arrivare dopo la scuola, richiama alla mente conversazioni e parole.

Parole che hanno un valore inestimabile, che riescono a lenire il dolore tentando di colmare un vuoto incolmabile. Pur in una terribile consapevolezza che la scrittrice non nasconde né a sé stessa né al figlio che non c’è più.