Il romanzo dello scrittore cinese ripercorre le vicissitudini della Cina attraverso una fabbrica di vermicelli, microcosmo in cui si riflettono i profondi cambiamenti storici avvenuti tra gli anni Trenta e gli anni Ottanta del secolo scorso
Anche se in Italia è arrivato solo nel 2018, in Cina L’antica nave (traduzione di Maria Rita Masci, Einaudi) di Zhang Wei è stato pubblicato oltre trent’anni fa, nel 1987, nel pieno delle riforme economiche promosse da Deng Xiaoping e solo un paio d’anni prima delle proteste e la repressione di piazza Tian’anmen.
Il romanzo condensa in cinquecento pagine quattro decenni di storia cinese, narrati con continui spostamenti temporali che ruotano intorno a tre cardini della narrazione: la cittadina di Wali, luogo di fantasia, la fabbrica dei vermicelli Drago Bianco e Sui Baopu, il figlio maggiore della famiglia Sui, una delle tre famiglie del posto insieme ai Li e agli Zhao, protagonisti delle vicende raccontate nel romanzo.
Attraverso le loro vicissitudini, Zhang Wei descrive la Cina dagli anni Trenta agli anni Ottanta. Dalla fondazione della Repubblica popolare alla riforma agraria, fino al Grande Balzo in avanti, alla carestia, alla Rivoluzione culturale, alla guerra tra Cina e Vietnam e all’avvio delle riforme per modernizzare il Paese. Tutti eventi che fanno da sfondo alla vicenda ma senza essere apertamente nominati.
Zhang Wei si limita a raccontarne le ripercussioni sulla vita di Wali e su tre generazioni di Sui, Li e Zhao. A partire dalla rivoluzione maoista del 1949, in seguito alla quale i Sui da proprietari della fabbrica di vermicelli ne diventano operai, i Zhao da contadini e operai ne diventano i proprietari e i Li, inventori un po’ sopra le righe, finiscono per mettere la loro inventiva a servizio della fabbrica stessa con l’obiettivo di meccanizzarla.
La vita di Wali ruota, quindi, intorno alla fabbrica di vermicelli, che diventa una sorta di microcosmo in cui si intrecciano le esistenze degli abitanti della cittadina, che non sono altro che uno specchio di quello che succede su larga scala in tutta la Cina. Zhang Wei tratteggia dettagliatamente i personaggi, analizzandone caratteri e pensieri, permettendo così di cogliere in profondità l’impatto che gli stravolgimenti storici hanno sulle loro vite.
Spicca in particolare la figura di Sui Baopu, maggiore di tre fratelli che passa le sue giornate a controllare la macina della fabbrica, chiuso nel silenzio e nella solitudine. Il suo punto di vista e le sue riflessioni consentono di comprendere in profondità gli avvenimenti che interessano Wali, e quindi la Cina. In particolare, la sua continua riflessione sul destino della sua famiglia, e quindi della fabbrica di vermicelli, aiuta a comprendere fino in fondo le dinamiche che ruotano intorno ad essa e muovono gli altri personaggi. Il suo comportamento si contrappone a quello del fratello, che non accetta il fatto che la sua famiglia abbia perso il controllo della fabbrica ed è deciso a ribaltare nuovamente la situazione. La convinzione che lo guida è una sola:
«I Sui non staranno per sempre al servizio degli altri».
Le elucubrazioni di Sui Baopu, che vanno invece in tutt’altra direzione, sono guidate per tutto il libro dalla sua ossessiva lettura del Manifesto del partito comunista, testo in cui cerca di trovare ogni risposta per dare un senso a quanto successo alla sua famiglia. Sostiene:
«È un libro che merita di essere letto per tutta la vita».
L’antica nave che dà il titolo al romanzo è un relitto di legno ritrovato a Wali che diventa il simbolo di un passato glorioso, carico di rimpianti, a cui si potrà tornare ad aspirare solo con una profonda e virtuosa trasformazione umana.