Cronache di un venditore di sangue: la storia tragica e grottesca di Xu Sanguan

Un romanzo che ripercorre oltre tre decenni di storia della Cina attraverso le vicende tragicomiche del protagonista e della sua famiglia

Xu Sanguan è un uomo semplice, a tratti ingenuo, buono e generoso. Non si può non provare simpatia per lui, restando profondamente toccati dalle innumerevoli vicissitudini che affronta senza mai scoraggiarsi, anche nei momenti più tragici. In Cronache di un venditore di sangue (Feltrinelli), tradotto in italiano da Maria Rita Masci, Yu Hua tratteggia ancora una volta un personaggio memorabile e una storia dai toni contrastanti, che tiene incollati alle pagine.

Alla fine degli anni Quaranta, il giovane Xu Sanguan lavora in un grande setificio in città, dove trascorre le giornate a trasportare bachi da seta. In una delle sue visite al villaggio natale, viene a conoscenza di una pratica molto diffusa: la vendita del sangue. Non solo viene considerata espressione della buona salute di un uomo, ma è anche una fonte di guadagno ben più elevata del lavoro nei campi. Ogni donazione, infatti, frutta ben trentacinque yuan. Così quando, tornando in città, incontra i due contadini Gen Long e A Fang che stanno andando a vendere il sangue, decide di andare con loro.

Sai, è la forza che vendiamo. Voi gente di città lo chiamate sangue, ma noi contadini la chiamiamo forza. Ci sono due tipi di forza, una viene dal sangue, l’altra dalla carne, e quella del sangue vale più soldi di quella della carne.

Xu Sanguan viene così iniziato alla pratica della vendita del sangue. Gen Long e A Fang gli spiegano che, prima del prelievo, deve bere più acqua possibile per diluire il sangue, poi deve portare dei doni al “capoccia del sangue” che gestisce le vendite, infine dopo il prelievo deve recarsi in un ristorante vicino all’ospedale e mangiare un piatto di fegato di maiale saltato in padella e bere cento grammi di vino di miglio caldo.

A quella prima volta ne seguiranno molte altre. In ogni momento di difficoltà economica, Xu Sanguan ricorrerà alla vendita del sangue, fino ad arrivare a mettere a rischio la sua stessa vita. Una vita dedicata alla sua famiglia, a sua moglie Xu Yulan e ai tre figli, Felice Uno, Felice Due e Felice Tre.

Tra una vendita di sangue e l’altra, sullo sfondo delle vicende familiari del protagonista scorrono oltre trent’anni di storia della Cina, che vengono ripercorsi attraverso gli occhi dei personaggi del romanzo. Yu Hua, infatti, racconta come cambia la loro esistenza nel periodo delle comuni popolari, durante gli anni del Grande Balzo in avanti e della carestia, nel terribile decennio della Rivoluzione Culturale, mostrandoci cosa questi avvenimenti abbiano significato per il popolo cinese e le ripercussioni che hanno avuto nella loro quotidianità.

Nonostante il susseguirsi di momenti di grande sofferenza e tragicità, Xu Sanguan mantiene sempre un atteggiamento improntato alla leggerezza e all’ottimismo. E anche se il suo atteggiamento appare a tratti burbero e scontroso, finisce sempre per rivelare quella che è in fondo la sua vera natura, il suo animo generoso e altruista e la sua dedizione nei confronti della famiglia e dei suoi figli.

La storia è raccontata in modo semplice e lineare, il cui ritmo è scandito dalla ripetuta scelta di Xu Sanguan di vendere il proprio sangue. Una sorta di rito che segna i momenti più duri della sua vita e che si ripete sempre uguale a se stesso, con gesti ripetitivi, che non cambiamo nonostante il passare degli anni.

Leggendo Cronache di un venditore di sangue di Yu Hua, non si può non pensare a un altro libro di uno scrittore cinese contemporaneo incentrato sullo stesso argomento: Il sogno del villaggio dei Ding di Yan Lianke (Nottetempo). Anche se ambientata in un’epoca diversa e caratterizzata da uno stile totalmente differente, la storia ruota comunque intorno alla pratica di vendere il sangue, diffusa tra i contadini. Una pratica che nel romanzo di Yan Lianke porterà alla diffusione dell’Aids tra gli ignari e totalmente inconsapevoli abitanti del villaggio.