Un romanzo che mescola sapientemente elementi storici e fantastici, arricchendoli con avvincenti combattimenti di arti marziali 

Quando esce il secondo volume? Ecco cosa ho pensato appena terminata la lettura del primo volume della saga La leggenda del cacciatore di aquile di Jin Yong, pubblicato da Mondadori a giugno 2021, a cura di Patrizia Liberati e Silvia Pozzi, tradotto da Alessandra Pezza.

Il nome di Jin Yong (1924-2018), pseudonimo di Louis Cha, è indissolubilmente legato al genere wuxia, nato in Cina all’inizio del Novecento e dedicato alle gesta di eroi esperti nelle arti marziali, da molti paragonato al genere occidentale “cappa e spada”.

La leggenda del cacciatore di aquile è stato pubblicato a puntate a partire dal 1957 a Hong Kong, dove Jin Yong si era trasferito nel 1949, anno della fondazione della Repubblica Popolare Cinese, e fin da subito ha riscosso un notevole successo, rafforzato anche dalla versione televisiva della saga, prodotta a Hong Kong negli anni Ottanta.

la leggenda del cacciatore di aquileLa storia è ambientata nella Cina del 1200, governata dalla dinastia Song, alle prese con l’occupazione da parte degli Jurchen, barbari provenienti dal Nord, mentre nelle steppe le tribù dei mongoli stanno per essere unificate da Gengis Khan.

Protagonista è Guo Jing, orfano di Guo Xiaotian, un fedele sostinatore dei Song assassinato durante uno scontro con gli Jurchen. Il ragazzo cresce con la madre, sotto la protezione di Gengis Khan, addestrato dai suoi shifu, i Sette Balordi del Sud, che gli insegnano tutti i segreti delle arti marziali. Guo Jing non sa che i suoi shifu hanno accettato una sfida lanciata loro dal monaco Qiu Chuji, uno dei Sette Perfetti Taoisti del Nord, che a sua volta addestra Yang Kang, figlio di Yang Tiexin, disperso dopo lo stesso scontro in cui ha perso la vita Guo Xiaotian. L’appuntamento per la sfida è alla taverna degli Immortali ubriachi di Jiaxing, dove a distanza di diciotto anni Guo Jing e Yang Kang dovranno affrontarsi, mettendo in pratica tutti gli insegnamenti trasmessi loro rispettivamente dai Sette Balordi del Sud e da Qiu Chuji.

Mentre di Guo Jing vengono raccontati passo passo la crescita e il suo percorso di apprendimento delle arti marziali, Yang Kang ricompare solo quando sta per arrivare il momento dell’incontro. I due sono cresciuti in modo profondamente diverso. Guo Jing è onesto e leale, pronto a difendere i più deboli, Yang Kang è viziato, furbo e senza scrupoli.

Questo il filo conduttore della storia, su cui si innestano poi le vicende di innumerevoli altri personaggi che gravitano attorno ai protagonisti, arricchendo il racconto con episodi minori ma altrettanto avvincenti. Molto utile può risultare, quindi, l’elenco dei personaggi pubblicato all’inizio del libro, accompagnato da una breve descrizione che aiuta a ricordare la loro collocazione e il loro ruolo nello sviluppo della storia.

A scandirla, dall’inizio alla fine, combattimenti descritti nei minimi dettagli. Mosse e tecniche dai nomi curiosi e affascinanti, esercizi di respirazione, attacchi, contrattacchi e difese. Jin Yong ricostruisce i combattimenti in maniera così vivida e accurata che sembra di vedere le immagini scorrere davanti agli occhi di chi legge, creando la giusta tensione e senza mai risultare noioso o ripetitivo, nonostante le quasi cinquecento pagine.

Pur essendo ricco di elementi fantastici, La leggenda del cacciatore di aquile mantiene un solido ancoraggio alla realtà, essendo ambientato in un preciso periodo della storia della Cina con personaggi realmente esistiti che affiancano gli eroi nati dalla penna di Jin Yong.

Il risultato è un romanzo coinvolgente, pieno di colpi di scena e risvolti inaspettati, in una costante lotta tra bene e male, giustizia e ingiustizia, che tiene il lettore incollato alle pagine, ansioso di sapere come andrà a finire.

Al momento, quindi, ho riscontrato un’unica pecca: non sapere quanto bisogna aspettare per poter leggere il secondo volume!

 

Sommario
Data
Titolo
La leggenda del cacciatore di aquile di Jin Yong
Valutazione
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