Andrea Cotti racconta un altro capitolo della vita di Luca Wu, che da Roma vola in Cina per ricomporre la sua identità di sino-italiano

L’avevamo lasciato nel commissariato di Torpignattara a Roma, mentre seguiva le tracce della criminalità organizzata cinese lungo le vie della Chinatown della capitale. Ora lo ritroviamo in Cina, a Wenzhou, a tentare di riallacciare i fili della sua identità, in bilico tra due Paesi e due culture.

Dopo Il cinese (Rizzoli, 2018), il vicequestore Luca Wu è ancora il protagonista del nuovo romanzo di Andrea Cotti, L’impero di mezzo (Rizzoli, 2021). Un’ambientazione completamente diversa, un’inchiesta inattesa, un ruolo nuovo per Wu, che continua però a fare i conti con i suoi turbamenti e le sue difficoltà a conciliare la sua duplice identità, il suo essere cinese in Italia e italiano in Cina.

impero di mezzo_andrea cottiVolato in Cina per accompagnare i nonni a Caoping, il loro villaggio di origine nei pressi di Wenzhou, Luca Wu vuole approfittare di un periodo di riposo per scoprire le sue origini e ritrovare se stesso, convinto che solo così potrà ritrovare anche la sua famiglia, sua moglie Anna, che lo ha allontanato dopo l’ennesimo tradimento, e soprattutto suo figlio Giacomo.

Ma il viaggio in Cina prende una piega del tutto inaspettata. A pochi giorni dall’arrivo, infatti, viene contattato dall’ufficio di sicurezza dell’ambasciata italiana in Cina che chiede il suo supporto in un caso molto delicato. Un importante imprenditore italiano, Carlo Grande, molto noto nel Paese di Mezzo, è morto precipitando dal diciassettesimo piano di un parcheggio a Wenzhou.

Le prime ricostruzioni effettuate dalle autorità cinesi non convincono Wu, che assiste alle indagini come osservatore di parte italiana. Coinvolge i suoi colleghi italiani per smontare la tesi dell’incidente prima e del suicidio poi. Insieme alla poliziotta Yien finisce in un vortice che lo porterà su e giù per la Cina, entrando in contatto con giganti dell’high tech, business della spazzatura, gioco d’azzardo, imprenditori senza scrupoli, uomini delle Triadi e politici di alto livello.

Parallelamente all’indagine si sviluppa la sua storia personale, il rapporto con le sue origini cinesi, con il padre e con la sua famiglia italiana. Anche in Cina Luca Wu prova una sensazione di estraneità, la stessa che lo accompagna in Italia e con cui sa di dover fare i conti una volta per tutte. Nato in Italia da genitori cinesi, si sente italiano e cinese, ma ancora non riesce a conciliare e a far convivere serenamente questa sua duplicità.

È per questo che ha deciso di accompagnare i nonni nel loro viaggio in Cina.

Perché non sono mai stato in Cina.

Perché sono cinese e sono italiano, ma non so chi sono davvero e qual è il mio posto. Perché sono spaccato in due e questa mia frattura mi fa fare del male a chi amo. Perché devo riavvicinare i margini della crepa che mi porto dentro da tutta la vita. 

Una crepa che arrivati alla fine del romanzo sembra ricomporsi, anche se in realtà questo si intuisce tra le righe, senza essere svelato fino in fondo.

Ed è questo un tratto che distingue il romanzo L’impero di mezzo nel suo complesso. Nella parte conclusiva, infatti, tutto sembra restare un po’ in sospeso. Non solo per quanto riguarda il livello personale della vicenda del vicequestore Luca Wu, ma anche sul piano investigativo.

Nonostante, infatti, Andrea Cotti racconti e costruisca l’indagine in maniera dettagliata e coinvolgente, con uno stile che definirei cinematografico, evidenziando le sue doti di sceneggiatore, ad un tratto il racconto subisce un’accelerazione inattesa. Una svolta repentina, una consapevolezza improvvisa sui tentativi di manipolazione messi in atto da una mano sconosciuta, ma nessuna certezza.

Un cambio di passo che spiazza il lettore, rompendo ad un tratto la tensione e deludendo l’attesa così sapientemente creata dall’autore nel corso di tutto il romanzo.

Non so se questo sia un modo per farci capire che presto arriverà un terzo capitolo delle indagini del vicequestore Luca Wu. In attesa di scoprirlo, ho interpretato questa  scelta narrativa come un modo per veicolare il messaggio della difficoltà di decifrare la complessità della realtà cinese, dell’impossibilità di comprenderla fino in fondo, di scindere chiaramente bene e male, giusto e sbagliato, legale e illegale. Una consapevolezza che, pagina dopo pagina, il lettore acquisisce insieme al protagonista.

Chissà se ritroveremo Luca Wu in una nuova indagine. Nel frattempo, potete conoscerlo nelle sue prime due inchieste raccontateci da Andrea Cotti: Il cinese e L’impero di mezzo, entrambe pubblicate da Rizzoli.

 

Sommario
Data
Titolo
L’impero di mezzo di Andrea Cotti
Valutazione
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