Mao Wen racconta le vicende di cinesi emigrati all’estero tra Cina, Europa e Italia, svelandone intrecci e coincidenze, fino a ricostruire un quadro di rapporti che si inserisce nei profondi cambiamenti vissuti dalla Cina nella seconda metà del secolo scorso
Inizia sulle note di una musica suonata con l’erhu il romanzo di Mao Wen La luna a forma di spada dell’imperatore Wu (Edizioni del Gattaccio, 2020), pubblicato con testo cinese a fronte.
Il brano musicale suonato all’inizio del libro occupa un ruolo centrale nella trama del libro. Nelle pagine successive, infatti, diventa il filo conduttore di un’intricata vicenda, di cui il protagonista Ulisse, un cinese che vive in Italia, tenta di trovare il bandolo, insieme alla sua amica Evelyn, conosciuta proprio grazie a questo particolare brano.
Entrambi pensano di essere gli unici a conoscerlo e, quando scoprono di essere in realtà almeno in due, intuiscono subito che dietro ci sia una storia da conoscere, piena di segreti da scoprire.
Seguendo le tracce di questi segreti, l’autore racconta momenti cruciali della storia cinese, dal Grande Balzo in Avanti alla Rivoluzione culturale, fino ai fatti di piazza Tian’anmen, mettendo in luce le contraddizioni del Partito comunista cinese. La Storia della Cina viene ricostruita attraverso gli occhi dei personaggi, le cui vite sono state profondamente influenzate da quei fatti.
Proprio in queste parti storiche ho riscontrato quello che, a mio avviso, è un punto debole del romanzo. Forse, sarebbe stato interessante che fossero sviluppate in maniera più ampia e approfondita, in modo da rendere più comprensibile il contesto storico anche a un lettore poco esperto di storia della Cina. Alcuni passaggi risultano, invece, un po’ affrettati, si dedicano poche righe ad episodi che, anche per la loro complessità e tragicità, avrebbero meritato più spazio.
Probabilmente, il mio giudizio è viziato dal fatto che amo particolarmente i romanzi in cui la Storia viene raccontata attraverso le storie individuali, che portano il lettore a riviverla accompagnato dai personaggi del libro, a guardarla tramite i loro occhi, a comprenderla valutandone gli effetti che ha avuto sulle loro esistenze.
Nel libro di Mao Wen questi elementi ci sono tutti, ma l’autore sceglie di trattarli in modo sintetico, dandone comunque una valutazione dura e non risparmiando critiche alla Cina di quegli anni.
Sulla Storia sembrano dominare i legami tra i vari personaggi. Legami che il lettore inizialmente intuisce e poi riesce a ricostruire mettendo insieme i pezzi che via via lo scrittore gli svela. Ogni pezzo è un pezzo di vita dei personaggi e un pezzo di Storia della Cina e solo alla fine del libro si riesce a ricomporre il puzzle dell’intera vicenda.
E una volta ricomposto, si coglie anche un messaggio che credo sia il senso più profondo di tutto il romanzo.
«Non voglio che le ferite del passato distruggano la nostra vita di oggi».
Così dice Evelyn incontrando di nuovo Ulisse, confidandogli di averlo perdonato e di aver compreso alcuni episodi che lui le aveva raccontato in passato. Evelyn ha saputo guardare le cose da un punto di vista diverso, è riuscita ad andare oltre i giudizi affrettati, è stata in grado di capire anche ciò che a prima vista le era sembrato incomprensibile e ingiustificabile.
Nel libro, le vicende di Ulisse ed Evelyn sono anche l’occasione per parlare di cinesi emigrati e cresciuti all’estero. Ulisse è vissuto in Cina, ci è cresciuto e sente di conoscerla, mentre Evelyn, padre diplomatico italiano e madre cinese, figlia a sua volta di un diplomatico cinese, non sa molto della Cina e, come sostiene Ulisse, è «troppo occidentalizzata» e conosce troppo poco il Paese dei nonni e della mamma.
Proprio per questo lui la spinge ad andare in Cina e lei gli pone spesso domande sul Paese. Quando ne parla, esprime molti di quei pregiudizi che caratterizzano l’opinione che molti occidentali hanno del Dragone, si sofferma su quegli aspetti che destano solitamente maggiore scalpore nell’osservatore straniero. E Ulisse cerca di sfatarli, smontando le sue convinzioni e rilanciando con altri aspetti che caratterizzano l’Occidente e che possono apparire altrettanto “strani” agli occhi di un cinese.
La luna a forma di spada dell’imperatore Wu è scritto con un linguaggio semplice e il fatto che sia stato pubblicato con testo cinese a fronte lo rende particolarmente adatto a italiani che hanno intrapreso lo studio della lingua cinese.
Non solo ci si può cimentare con la lettura direttamente in cinese, ma in caso di dubbi sul significato di una parola o sul senso di una frase, basta spostare lo sguardo sulla pagina accanto per fugare ogni perplessità. Anche perché, aspetto affatto scontato e da non sottovalutare, il testo cinese e quello italiano sono stati impaginati facendo in modo che sia facile passare da una lingua all’altra, senza dover girare pagina e andare alla ricerca del punto esatto che si sta leggendo.
Non conoscevo questo autore, di cui nel 1999 è stato pubblicato in Italia il racconto d’esordio La storia della grande campana. Mao Wen è nato a Pechino, vive in Italia dal 1988 ed è docente di cinese presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca e alla Cattolica.