Nata negli Stati Uniti, nei suoi libri esplora le sue origini e il mondo dei cinesi immigrati in America
Amy Tan è una scrittrice statunitense di origine cinese che scrive in inglese. Tra le autrici di seconda generazione più conosciute a livello internazionale, deve gran parte del suo successo al romanzo più noto, Il circolo della fortuna e della felicità, pubblicato nel 1989 e approdato sul grande schermo nel 1993, grazie all’adattamento cinematografico diretto dal regista Wayne Wang.
BIOGRAFIA
Amy Tan è nata a Oakland in California il 19 febbraio 1952, da genitori cinesi immigrati negli Stati Uniti.
Seconda di tre figli, perde per un tumore al cervello, a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro, il padre e il fratello maggiore Peter. A quel tempo Amy ha quattordici anni e solo in quel momento viene a conoscenza del fatto che in Cina vivono tre sue sorelle, avute dalla madre in un precedente matrimonio e cresciute dalla famiglia dello zio materno. Le conoscerà solo nel 1987, in occasione di un viaggio in Cina con sua madre.
Dopo aver studiato in un istituto privato a Montreux in Svizzera con il fratello John Jr, Amy Tan si laurea in letteratura inglese e linguistica alla San José State University, e poi prosegue gli studi con un dottorato in linguistica alla UC Santa Cruz ed all’Università di Berkeley.
Comincia a scrivere all’età di trentatré anni e tra i temi che predominano nei suoi romanzi, oltre alla ricerca delle sue radici e alla vita degli immigrati cinesi negli Stati Uniti, anche i rapporti familiari, in particolare tra madre e figlia.
Una curiosità: Amy Tan fa parte della Rock Bottom Remainders, un gruppo rock composto di famosi scrittori, tra i quali Barbara Kingsolver, Matt Groening, Dave Barry e Stephen King.
BIBLIOGRAFIA DEI TITOLI TRADOTTI IN ITALIANO
Autrice di racconti, romanzi, saggi e libri per bambini, in Italia Amy Tan è conosciuta soprattutto per i suoi romanzi.
Il suo esordio letterario coincide con quello che è poi diventato il suo romanzo più celebre, Il circolo della fortuna e della felicità, al cui successo internazionale ha contribuito anche la trasposizione cinematografica realizzata nel 1993 da Wayne Wang. Pubblicato negli Stati Uniti nel 1989, è arrivato in Italia nel 2016, grazie alla traduzione di Marisa Castino Vado e alla casa editrice Salani.
Proseguendo una tradizione cominciata nel loro Paese d’origine, quattro donne cinesi appena immigrate a San Francisco, si incontrano regolarmente per mangiare dim sum, giocare a mah-jong e condividere storie e ricordi. Unite da un passato doloroso minato da guerre e rovesciamenti di fortuna, invece di lasciarsi trascinare dalla disperazione scelgono di affrontare con coraggio e determinazione ciò che il futuro ha in serbo per loro. E quarant’anni e quattro figlie dopo, giunge il momento, davanti a quello stesso tavolo, di tirare le somme. Attraverso il divario tra due generazioni, due continenti e due culture, le loro storie percorrono l’Oceano Pacifico da San Francisco alla Cina dei primi decenni del Novecento, che agli occhi delle figlie è sempre apparsa più mito che realtà. Emerge così un passato inedito, intriso di echi e suggestioni orientali, ma indissolubilmente legato al presente delle figlie e al loro nuovo, diverso modo di sperare. Con fine sensibilità, Amy Tan analizza in questo romanzo corale il legame a volte doloroso, spesso tenero, sempre profondo tra madri e figlie nate da culture diverse, ma legate da un sentimento universale che valica il tempo e i confini geografici.
Nel 1991 viene pubblicato La moglie del dio dei fuochi, arrivato in Italia due anni più tardi grazie alla traduzione di Lidia Zazo e a Mondadori. Anche qui tornano i temi dell’identità delle donne cinesi emigrate e del rapporto tra madre e figlia in questo contesto di immigrazione.
La morte di un’anziana zia scatena una serie di ricordi e rivelazioni che sconvolgono una famiglia sino-americana. La giovane Pearl viene così a conoscere i segreti d’amore che sua madre aveva serbato per più di cinquant’anni, ma anche la stessa Pearl ha qualcosa da nascondere.
Nel 1995 esce I cento sensi segreti, che Feltrinelli pubblica in italiano nel 2002, con la traduzione di Paola Gherardelli.
Kwan e Olivia, figlie dello stesso padre, non potrebbero essere più diverse. Kwan arriva a San Francisco diciottenne, tanto affascinata dal nuovo Paese quanto radicata nella tradizione, nelle suggestioni incantate della cultura cinese. Per tutta la vita cercherà di convincere la pragmatica e diffidente Olivia ad abbandonarsi a quell’istinto, profondo e naturale, che consente di vedere l’essenza delle cose. Sarà solo un viaggio in Cina a dimostrare che ciò che la logica ignora talvolta si riconosce attraverso i cento sensi segreti.
Sei anni dopo, nel 2001, esce La figlia dell’aggiustaossa, tradotto in italiano da Laura Noulian e pubblicato da Feltrinelli nel 2004, in cui Amy Tan torna a sviscerare il rapporto tra madre e figlia, distanti per nascita, lingua e cultura.
Lu Ling e Ruth sono madre e figlia. Ruth è cinese solo nelle fattezze, la sua professione, la lingua, il modo di interpretare la realtà sono quelli di un’americana di oggi. Lu Ling ha più di settant’anni. Pur avendo vissuto per mezzo secolo negli Stati Uniti, è profondamente legata alla terra d’origine. Lu Ling vive sola, si mantiene con un povero sussidio e comincia a mostrare i segni del morbo di Alzheimer. Colpita da questa circostanza, Ruth decide di far tradurre dal cinese un manoscritto che, anni prima, la madre le aveva affidato pregandola di leggerlo, per avvicinarsi al suo passato. Ruth scopre che il suo bisnonno era un aggiustaossa e apprende segreti familiari inimmaginabili.
Nel 2005 arriva Perché i pesci non affoghino, tradotto in italiano da Laura Noulian e pubblicano l’anno successivo da Salani.
Si può continuare a essere vivi anche da morti? Evidentemente sì, dato che questo è successo a lei. Bibi Chen, un’antiquaria di origini cinesi, è morta a San Francisco in circostanze misteriose. Bibi ricorda tutto, ma non il proprio decesso, sul quale indaga la polizia. Bibi vede tutto, compreso il proprio funerale e gli amici affranti, fra cui i dodici che avrebbe dovuto guidare in un viaggio culturale in Cina e Birmania da lei stessa organizzato. I dodici amici decidono di partire ugualmente e Bibi li accompagna, aleggiando sui loro passi, a loro insaputa, proteggendoli come può. Costretti a lasciare la Cina prima del previsto per i guai provocati dalla loro ignoranza di turisti occidentali privi di una guida adeguata, arrivano in Birmania e, la mattina di Natale, si verifica un altro evento strano e inquietante: undici dei dodici viaggiatori s’imbarcano per una gita sul Lago Inle e spariscono.
Nel 2014 Amy Tan pubblica La valle delle meraviglie, tradotto in italiano da Guido Calza e pubblicato da Salani quello stesso anno.
Violet è cresciuta serena nella Shanghai dei primi del Novecento, nel mondo ovattato ed elegante di Sentiero di Giada, la raffinata casa di piacere gestita da sua madre Lulu, un’americana dal misterioso passato. Gelosa della donna e delle attenzioni che lei dedica ai suoi ospiti, Violet le rimprovera soprattutto di non volerle rivelare chi è suo padre. Ma quando la sua vita verrà spezzata dall’inganno dell’ultimo amante di Lulu, Violet capirà tante cose, compresi gli infiniti errori che si possono compiere per amore.
Tre anni dopo, nel 2019, esce Dove comincia il passato, tradotto in italiano da Francesca Biagi ed Elizabeth Da Lio e pubblicato da Salani.
Sette scatole colme di ricordi: lettere e disegni, fotografie e pagine di diario. È tra queste carte che ha inizio il viaggio di Amy Tan alla ricerca delle sue radici. In un memoir originale e coraggioso, la scrittrice racconta il suo passato, colmo di zone d’ombra, segnato dalla sofferenza, eppure illuminato da un’insperata redenzione. Pagina dopo pagina ricostruisce una storia familiare che ha inizio nella Cina imperiale, decadente, ma ancora ricchissima di fascino. Dipana il mistero che circonda la vita di sua nonna, cortigiana nella Shanghai del primo Novecento e fonte d’ispirazione per i suoi romanzi. Indaga il rapporto conflittuale che la lega alla madre, adultera sfuggita a un matrimonio infelice. Rievoca il dolore per la morte prematura del padre e del fratello. Ma soprattutto racconta la passione profonda che l’ha condotta alla scrittura.