Liu Heng racconta la Pechino degli anni Novanta attraverso gli occhi di Zhang Damin, uomo semplice e dallo spiccato spirito di iniziativa, protagonista di una serie di vicende tragicomiche 

Se volete fare un tuffo nella Pechino degli anni Novanta, segnata dall’inizio della modernizzazione lanciata da Deng Xiaoping, questo è il libro che fa per voi.

La vita felice del ciarliero Zhang Damin di Liu Heng (Atmosphere libri, 2018), infatti, è uno spaccato della quotidianità di quegli anni, raccontata attraverso le vicende del protagonista Zhang Damin e della sua numerosa famiglia.

la vita felice del ciarliero zhang damin_coverAssiepati in pochi metri quadrati, vivono Zhang Damin, sua madre, due sorelle, due fratelli e successivamente consorti e figli. Pochi soldi a disposizione, una vita semplice, scandita da sofferenze e difficoltà, di fronte alle quali però riescono sempre a cavarsela, senza perdersi d’animo.

Vivono in uno siheyuan, la tipica casa pechinese costituita da un cortile centrale circondato da quattro edifici, che un tempo erano abitati da un’unica famiglia, poi assegnati a diversi nuclei familiari e infine abbattuti per essere sostituiti da nuovi edifici.

Proprio la casa, destinata alla demolizione, è un elemento centrale del romanzo. Tra le parti più esilaranti, infatti, ci sono proprio quelle in cui il protagonista è impegnato con la risistemazione dei ridotti spazi in cui vivono, in seguito all’arrivo di sua moglie prima e di sua nuora poi. Far entrare una persona in più non è affatto scontato. Ma Zhang Damin, spostando letti e mobili, trova una soluzione che soddisfa tutti, salvo poi dover ricominciare da capo quando toccherà al fratello minore accogliere in casa la novella sposa.

Ma questo è solo un’esempio della innumerevoli vicende che Zhang Damin dovrà sbrogliare. «Irrimediabilmente logorroico», inguaribile ottimista e risparmiatore convinto, affronta con leggerezza le vicende più drammatiche, soddisfatto della sua felicità fatta di cose semplici.

E la leggerezza è anche il tratto distintivo della scrittura di Liu Heng, che riesce a raccontare con ironia e umorismo perfino i momenti segnati dalla più cupa disperazione dei personaggi, suscitando nel lettore un sorriso e contagiandolo con l’ottimismo senza limiti del protagonista.

Un ottimismo che Zhang Damin tenta di trasmettere in tutti i modi, con la sua estrema semplicità, anche in chi gli sta intorno. A partire da suo figlio:

«Papà, perché si muore?»

«Non l’ho capito bene neanch’io, chiedilo a mamma».

«Mamma, che senso ha la vita?»

«A volte non ha nessun senso; eppure, appena ti pare che non abbia nessun senso, ti accorgi che, invece, ne ha moltissimo. Dico sul serio, chiedi a tuo padre se non mi credi».

«Papà, come si fa se la vita non ha senso?»

«Bisogna vivere anche se non ha senso. Non bisogna corteggiare la morte».

Proprio i dialoghi sono uno degli aspetti particolarmente riusciti di questo breve romanzo. Scanditi da un ritmo veloce, battute divertenti, ma anche da riflessioni più profonde, fanno trapelare la doppia natura di Liu Heng. In lui, infatti, convivono due anime: quella di scrittore e quella di sceneggiatore, con un occhio alla letteratura e l’altro al cinema.

Autore di numerose sceneggiature di film e serie televisive cinesi, anche La vita felice del ciarliero Zhang Damin è diventata una serie televisiva di successo.

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Titolo
La vita felice del ciarliero Zhang Damin
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