Cosa significa essere un expat in Cina? Quali sono gli scogli maggiori da superare? E se si hanno origini cinesi? Ann Mah ce lo racconta attraverso la storia di Isabelle Lee

C’è molto di Ann Mah in Isabelle Lee. L’autrice di Kitchen Chinese (66thand2nd, 2011), infatti, prende parecchi spunti dalla sua esperienza personale per tratteggiare la protagonista del suo romanzo d’esordio.

Entrambe americane di origini cinesi, entrambe redattrici, entrambe volate dagli Usa a Pechino, dove si occupano della rubrica gastronomica per una rivista in lingua inglese.

kitchen chinese_coverDa questi elementi prende vita la storia divertente di Kitchen Chinese, che racconta in maniera ironica il riscatto di Isabelle Lee che, dopo essere stata improvvisamente licenziata dalla rivista di moda newyorkese per cui lavora e lasciata in tronco dal fidanzato, si lascia tutto alle spalle e vola in Cina, dove vive la sorella Claire, avvocato di successo, dai modi parecchio snob.

Anche se inizialmente le cose non saranno affatto semplici e inserirsi nella vita di Pechino sarà più dura del previsto, Isabelle riuscirà a superare le sue paure e a togliersi parecchie soddisfazioni, realizzandosi sia sul piano personale che su quello professionale.

L’occasione le viene offerta dalla rivista in lingua inglese Beijing Now, per la quale Isabelle inizia a curare la rubrica di critica gastronomica. Primo scoglio da superare: la lingua. Nonostante le sue origini cinesi, Isabelle conosce solo qualche parola di mandarino. Inoltre, il gap culturale è profondo. Isabelle vive un forte senso di estraneità con ciò che la circonda. Oltre alle parole, fatica a capire anche abitudini e situazioni.

Ma passo dopo passo riuscirà a comprendere e ad apprezzare la nuova realtà in cui si è immersa. A partire dalla cucina cinese. Insieme a lei, scopriremo la varietà della tradizione gastronomica della Cina, piatti e sapori che Ann Mah descrive in modo così dettagliato e appassionato da far risvegliare le papille gustative anche solo leggendo! Azzeccata anche la scelta di aprire ogni capitolo con una citazione tratta da libri di cucina, che ci fa immergere nei sapori e nelle vicende che Isabelle vivrà nelle pagine successive. A partire da quella che apre il romanzo: anatra alla pechinese, primo pasto della protagonista al suo arrivo a Pechino.

Paragonata da molti a una Bridget Jones con gli occhi a mandorla, in realtà è riduttivo considerare il personaggio di Isabelle unicamente come una ragazza un po’ impacciata, insoddisfatta della propria vita, con una madre ingombrante e alla ricerca disperata di un fidanzato, come la protagonista de Il diario di Bridjet Jones, romanzo della scrittrice britannica Helen Fielding, diventato celebre grazie alla memorabile interpretazione sul grande schermo di Renée Zellweger.

Attraverso le vicende di Isabelle, oltre a questi aspetti un po’ triti e ritriti, Ann Mah affronta anche il tema decisamente più interessante delle differenze culturali, della frustrazione di sentirsi stranieri nel luogo in cui affondano le proprie radici vivendo in bilico tra due culture, della difficoltà di comprendere una realtà e una cultura profondamente diverse da quelle in cui si è cresciuti, dell’importanza di non fermarsi alle apparenze.

Vivere a Pechino mi ha fatto sentire culturalmente più americana. Non sembro diversa dalla gente del posto, ma mi sento diversa e reagisco in modo diverso alle varie situazioni. Anche se, naturalmente, tutti continuano a mettere in dubbio la nostra identità etnica e si domandano se ci sentiamo più americane o cinesi.

Così spiega Isabelle, rivelando sentimenti comuni a molti cinesi di seconda generazione.

Questo, insieme alla scelta delle specialità della cucina cinese come filo conduttore, è stato l’aspetto del romanzo che ho maggiormente apprezzato, facendomi superare quello che, invece, ho trovato il punto debole del romanzo, cioè il lato romantico della storia, risultato banale e scontato in tutta la sua evoluzione. Dalla delusione iniziale al lieto fine, nessuna sorpresa, tutto è già stato scritto e letto, secondo uno schema ben collaudato e, a mio parere, ormai logoro.

Nel complesso, però, Kitchen Chinese è un romanzo piacevole, una lettura scorrevole e leggera, capace di farci immergere nelle atmosfere cinesi di Pechino e dei suoi hutong, stuzzicandoci con i suoi aromi unici e inconfondibili.

 

Sommario
Data
Titolo
Kitchen Chinese di Ann Mah
Valutazione
31star1star1stargraygray