La prima raccolta di racconti dello scrittore cinese pubblicata in Italia ci porta a riflettere sulla realtà contemporanea e sul rapporto tra uomo e tecnologia

Inizio questo post con una premessa che ritengo doverosa: non sono un’appassionata di fantascienza! E questo è il primo libro che leggo ascrivibile al genere. Ma di certo non sarà l’ultimo.

eterno addio_chen qiufan copertinaL’eterno addio di Chen Qiufan (Future Fiction, 2018) è la prima raccolta di racconti dello scrittore cinese pubblicata in Italia. Sono otto racconti usciti tra il 2004 e il 2012 su riviste cinesi e occidentali, per i quali l’autore ha ottenuto svariati riconoscimenti, tra cui il Galaxy Award e il premio Nebula.

I protagonisti dei suoi racconti sono molto diversi tra loro, ma accomunati dal fatto di essere immersi in una realtà dalla connotazione fortemente tecnologica, che ci proietta in quello che potrebbe essere un futuro non poi così lontano.

C’è Chongbo, che lavora in un’agenzia pubblicitaria e si trova alle prese con il lancio della nuova app Buddhagram, in cui tecnologia e religione si mescolano portando a sviluppi inattesi; c’è l’uomo affetto da Disturbo Psicogenico Neuro-Funzionale II, che viene mandato a Lijiang per disintossicarsi da stress e ritmi lavorativi insostenibili, ma scopre una realtà ben diversa da quella che ricordava ritrovandosi in una sorta di Truman Show; c’è l’uomo rimasto paralizzato dopo un ictus che viene contattato per prendere parte a un esperimento di fusione mentale con un verme; c’è un giovane ricercato che si imbatte in Sorella Maggiore Shen, una sciamana che si avvale della realtà aumentata; c’è Lao Sun, appartenente alla Società dello Smog, c’è Miss G e ci sono gli osservatori di animali.

Attraverso questi protagonisti e le loro vicende, Chen Qiufan ci porta a riflettere sulla società contemporanea, sui suoi eccessi e le sue storture. Come spiega lui stesso nella prefazione,

«Mi piace occuparmi di problemi reali: l’evoluzione delle app, le conseguenze dell’inquinamento, il controllo delle informazioni, il tutto inserito in trame e sviluppi futuristici».

Il suo, quindi, è un «realismo fantascientifico», attraverso il quale indaga «le complicazioni antropologiche insite nel processo che sta trasformando la Cina in una società sempre più tecnologica».

Chen Qiufan è uno degli autori di spicco della fantascienza cinese. Classe 1981, appartiene a quella generazione di cinesi nati negli anni Ottanta del secolo scorso e cresciuti tra tradizione e modernità. Prima di cimentarsi nella scrittura e diventare scrittore a tempo pieno, ha lavorato per Baidu e per la divisione cinese di Google.

Leggendo questi racconti si è portati a interrogarsi sul rapporto tra tecnologia e realtà, tra sviluppo esasperato e uomo, a porsi domande su dove stiamo andando, su quali scenari potremmo doverci trovare di fronte, sulle ripercussioni che la tecnologia può avere sull’uomo.

Dopo questo primo approccio con la fantascienza di Chen Qiufan , penso che leggerò anche il suo primo romanzo, Marea tossica, scritto nel 2013 e pubblicato di recente in Italia da Mondadori.

 

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L'eterno addio
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