La scrittrice cinese, in Italia da oltre trent’anni, racconta la sua cultura cercando di sfatare falsi miti che ne ostacolano la comprensione
Facilitare la comprensione tra italiani e cinesi è da sempre uno degli obiettivi di Hu Lanbo, scrittrice e giornalista, trasferitasi in Italia da quasi quarant’anni. Un impegno che porta avanti dal 2001 con la rivista bilingue Cina in Italia e da qualche anno con l’omonima casa editrice specializzata in libri dedicati alla Cina, per adulti e per bambini.
Il vaso cinese (Cina in Italia, 2021) è la sua ultima fatica. Un libro bilingue, italiano e cinese, che va ad aggiungersi a La strada per Roma, Petali di orchidea, Il sole delle otto del mattino e La primavera di Pechino.
Con i libri precedenti ha in comune lo stile semplice che caratterizza la scrittura di Hu Lanbo, ma dietro questa semplicità si prefigge un obiettivo che semplice non è affatto: raccontare e spiegare la cultura cinese ai lettori italiani.
Nonostante, infatti, la Cina sia da anni ormai al centro della scena internazionale, resta ancora un Paese poco conosciuto sotto molti punti di vista. Proprio la scarsa conoscenza della sua cultura e delle sue tradizioni genera spesso diffidenza e pregiudizi, che diventano evidenti sia di fronte alle reazioni a notizie che arrivano dalla Cina sia nei rapporti quotidiani con i cinesi che vivono accanto a noi.
Con Il vaso cinese Hu Lanbo prova a colmare alcune di queste lacune, nella speranza di agevolare conoscenza e comprensione reciproche e ridurre il divario che persiste tra Oriente e Occidente, tra Cina e Italia.
La chiave scelta da Hu Lanbo per raccontare agli occidentali la sua cultura è farlo attraverso le sue esperienze personali, che rendono più facile capire concetti e abitudini lontani dalla nostra realtà.
In questo modo il libro riesce a rispondere ad annosi interrogativi e a smontare radicati pregiudizi, quali la credenza infondata che i cinesi non muoiano mai e i dubbi sulla libertà di culto in Cina, oppure le domande su come siano i rapporti familiari tra i cinesi e su cosa rappresenti la patria per loro. Ma ci parla anche di come è cambiata la condizione femminile nel corso della storia, della fasciatura dei piedi, dell’importanza dell’etichetta nella vita cinese e di come la Cina ha trasformato rapidamente il suo volto negli ultimi decenni.
La testimonianza di Hu Lanbo è preziosa e il suo punto di vista decisamente privilegiato. Vivendo in Italia da quasi quattro decenni, sa quali temi toccare e come affrontarli per renderli interessanti e accessibili ai lettori italiani, con cui si confronta costantemente da quando è arrivata in Italia e ha imparato a conoscere questo Paese, il suo popolo e la sua cultura.
Non posso non spendere qualche riga per la copertina del libro. Realizzata dall’illustratrice cinese Dian Popo, traduce in un’immagine meravigliosa l’intento dichiarato da Hu Lanbo, che nel capitolo che apre Il vaso cinese spiega il titolo scelto per il libro e il senso di questa bambina che sbircia dentro a un vaso cinese di porcellana bianca e blu.
A ispirarla una pubblicità delle Galeries Lafayette, che ritraeva proprio una bambina in punta di piedi, mentre guardava all’interno di un enorme vaso bianco e blu. Era la fine degli anni Ottanta e Hu Lanbo si trovava a Parigi. Sono passati più di trent’anni e quella bambina le è rimasta stampata in mente, come la sua curiosità per un Paese all’epoca lontano, ma oggi molto meno di allora. Così le sorge spontaneo un pensiero:
Chissà se oggi quella bambina è in grado di capire davvero la Cina.
E chissà quanti come lei desiderano guardare dentro quel bellissimo vaso di porcellana bianca e blu per scoprire aspetti ancora sconosciuti o poco compresi di un Paese che, seppur lontano, fa ormai parte della nostra quotidianità.