L’autrice racconta la sua vita travagliata, segnata dalla Rivoluzione Culturale e dalla permanenza nei campi di rieducazione attraverso il lavoro, a cui è riuscita a reagire grazie alla sua passione per la musica
Alcune vite sembrano romanzi. È così per quella di Zhu Xiaomei, pianista cinese di fama internazionale, che la racconta nel libro Il pianoforte segreto (Bollati Boringhieri, 2018).
Il libro è diviso in due parti, la prima ripercorre la vita di Zhu Xiaomei in Cina, la seconda si sofferma sugli anni trascorsi in Occidente, prima negli Stati Uniti e poi a Parigi.
Nata nel 1949, proprio quando Mao Zedong stava per diventare il presidente della Repubblica Popolare Cinese, Zhu Xiaomei si ritrova ragazza nel pieno della Rivoluzione Culturale, che con la sua violenza colpisce duramente la sua famiglia e la sua vita di studentessa.
Fin da piccola Zhu Xiaomei coltiva l’amore per la musica, grazie a un pianoforte acquistato dai genitori. Un amore che cresce nel corso degli anni e l’accompagna per tutta la vita. Ne è il motore, ciò da cui tutto parte e a cui tutto ciò che fa punta.
Ma la sua grande passione si scontra con un ostacolo imprevisto, che sembra far crollare i suoi sogni. Mao Zedong lancia la Rivoluzione Culturale e la sua famiglia finisce nel mirino dei rivoluzionari. La stessa Xiaomei si convince delle cattive origini familiari, prende le distanze dalla sua famiglia e intraprende un percorso di rieducazione in un campo di lavoro. Lì non c’è spazio per la musica, ma lei sembra pronta anche ad abbandonarla per seguire i valori maoisti.
Un proposito che ben presto comincia a vacillare. Entrando in contatto con altri musicisti, rinasce sempre più forte dentro di lei la voglia di riprendere a suonare il pianoforte e a studiare gli spartiti.
Ma oltrepassare il muro della censura non è facile. Il repertorio occidentale è vietato, riuscire ad avere accesso agli spartiti è pressoché impossibile. Il rischio per chi non rispetta il divieto è alto, non ci si può fidare di nessuno, chiunque può diventare una spia. Un amico, un vicino, un familiare: tutti possono denunciare tutti, per salvare se stessi.
Zhu Xiaomei vive in bilico, divisa tra la fedeltà a Mao Zedong e la fedeltà a se stessa. È combattuta, logorata dai sensi di colpa. Di fronte alle degenerazioni rivoluzionarie, comincia a interrogarsi su cosa sia giusto davvero e su quale sia la strada da prendere.
La musica è la sua ancora di salvezza. Il desiderio di riprendere a suonare la spinge a mettere in discussione quelle che aveva fatto diventare le sue convinzioni.
La musica non è solo il suo rifugio, ma è la sua forza, quella che le dà il coraggio di rischiare, di infrangere le regole ferree, di sfidare i divieti e aggirare la censura.
Il percorso che la porterà a realizzare il suo sogno è lungo e tortuoso, non le sono risparmiate difficoltà e sofferenze. Quando può riprendere gli studi si rende immediatamente conto di quanto tempo deve recuperare e di quanti sforzi e sacrifici siano necessari per riuscirci. Ma la sua determinazione sarà ripagata.
Zhu Xiaomei racconta le vicissitudini dolorose che ha dovuto affrontare in modo semplice, svelando al lettore i suoi pensieri più intimi, compresi quelli che ha poi rinnegato, quelli che l’hanno costretta a fare i conti con se stessa.
La musica fa da sottofondo alla storia. Pagina dopo pagina, le parole sembrano accompagnate dalle note degli spartiti suonati e studiati da Xiaomei, facendo emergere chiaramente la forza che scaturisce da quelle note e da quella passione. Una forza che infonde nella protagonista il coraggio di opporsi a un destino scritto da altri per lei, rivendicando il diritto a perseguire i propri sogni e le proprie passioni.