Esce il 19 marzo il reportage dalla Cina del 1922 del giornalista e scrittore francese Albert Londres

Per gli amanti del reportage, esce il 19 marzo La Cina nel caos di Albert Londres, pubblicato da ObarraO.

Considerato l’inventore del moderno giornalismo d’inchiesta, Albert Londres (1884-1932) inizia la carriera nel quotidiano Matin. Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale segue come corrispondente i fronti del sud-est Europa. Nel 1920 è tra i primi cronisti a entrare nella Russia bolscevica. Nel 1922 parte per l’Oriente scrivendo di Giappone, Cina e India.  Seguiranno inchieste in Guyana, Argentina, Africa e Palestina. Muore nel 1932 in un incidente navale di ritorno dalla Cina. Dal 1933 il Prix Albert Londres premia i migliori giornalisti francofoni.

la_cina_nel_caos_coverNel reportage La Cina nel caos, Londres documenta la situazione di caos in cui versava la Cina nel 1922, alla vigilia della Prima guerra Zhili-Fengtian tra la Repubblica di Cina e le cricche Zhili e Fengtian per il controllo di Pechino.

Dopo un soggiorno in Giappone, Londres arriva in Cina e trova un Paese politicamente frammentato e allo sbando:

Ci sono un imperatore, due presidenti della Repubblica, tre superdittatori e diciotto tiranni medi.

In città come Pechino, Mukden, Tientsin e Shanghai si vive un’atmosfera di sospensione e di assoluta anarchia.

Con uno stile visionario e soggettivo, impregnato di autoironia e aneddotiLa Cina nel caos si immerge nella caotica situazione della “Repubblica-Impero” restituendo non solo la crisi politica del Paese, ma anche l’amore per il viaggio da parte dell’autore.

Un reportage che può essere letto come un romanzo d’avventura con atmosfere che ricordano serie a fumetti come Corto Maltese e Le avventure di Tintin, quest’ultima ideata e disegnata da Hergé, che non ha mai nascosto di essersi ispirato proprio ad Albert Londres nel caratterizzare il giovane reporter belga protagonista delle sue vignette.

Cina: caos, scherno dei diritti dell’uomo, saccheggi, ricatti, stupri. Un movente: il denaro. Uno scopo: l’oro. Un culto: la ricchezza. […] Ventuno province, ventuno tiranni. L’uno vende la sua parte di Cina al Giappone, l’altro agli americani. Tutto è messo all’incanto: fiumi, ferrovie, miniere, templi, palazzi, navi. Per chiunque, il Paese è un bottino.