Nel romanzo di Isaia Iannaccone, Il dio dell’I-Ching, un mistero si dipana attraverso la cultura cinese

Ha come filo conduttore i 64 esagrammi dell’I-Ching, il Libro dei Mutamenti, la trama del romanzo di Isaia Iannaccone Il dio dell’I-Ching (Orientalia Editrice). Un libro avvincente in cui il chimico e sinologo napoletano, già autore di L’amico di Galileo e Il sipario di Giada, sa dosare con maestria mistero, ironia, suspense e sinologia.

La storia si snoda su due piani narrativi, in cui passato e presente risultano indissolubilmente legati da elementi che cancellano la distanza temporale e spaziale tra la Cina del 1276, alle prese con l’invasione dei mongoli, e la Bruxelles di oggi, i due tempi e i due luoghi dove sono ambientate le vicende narrate. Trait d’union tra i due piani narrativi separati da quasi otto secoli e ottomila chilometri sono il professore Matteo D’Ortica, protagonista del libro, sinologo napoletano trapiantato nella capitale belga, che viene immediatamente ed inevitabilmente identificato con l’autore, e un essere indefinito, un ectoplasma, il dio dell’I-Ching appunto, arrivato nelle sue mani dalla Cina del passato.

Le strane coincidenze tra l’efferato omicidio del direttore della European International School di Bruxelles, il cui corpo viene ritrovato decapitato, con le dita mozzate e disposte intorno alla testa in uno spiazzo della Forêt des Soignes, e un antico documento cinese, che il professor D’Ortica ha da poco terminato di tradurre, porteranno il protagonista ad essere coinvolto in una serie di vicende e situazioni mozzafiato. La sua profonda conoscenza della cultura cinese e il dio dell’I-Ching gli forniranno la chiave per la soluzione del mistero che avvolge la morte del direttore.

Le pagine del romanzo sono costellate da rimandi alla cultura cinese, che Iannaccone padroneggia incuriosendo il lettore e accompagnandolo alla scoperta di molti aspetti sconosciuti a chi non ha familiarità con la Cina e la sua cultura millenaria, ma noti a chi invece ha maggiore dimestichezza con i caratteri e il complesso universo culturale cinese. Nel romanzo, quindi, emergono con decisione la passione dell’autore e la sua profonda conoscenza della Cina. Oltre ai 64 esagrammi dell’I-Ching che accompagnano la lettura dei 64 capitoli del libro, ognuno caratterizzato dalla citazione di un esagramma del Classico dei mutamenti, o Libro dei mutamenti, uno dei Cinque classici della dottrina confuciana, di cui viene presentata l’interpretazione di Wang Bi, Iannaccone dà spazio anche a Il romanzo dei tre regni, a cui è dedicata un’antica libreria a Pechino che occupa un posto di primo piano nella trama del libro, ai numeri ecumenici, ai dieci tronchi celesti, alla numerazione sessagesimale e a tanti altri elementi di cui spiega il significato mentre cerca di sbrogliare il mistero intorno all’assassinio del direttore della European International School.

Proprio la condivisione della conoscenza della lingua e della cultura cinese è nel libro il discrimine tra personaggi positivi e negativi, con una netta separazione tra veri esperti e presunti tali. A questi ultimi il protagonista non risparmia appunti e puntualizzazioni prendendo le distanze dalla loro formazione approssimativa, mentre scopre un’affinità elettiva con la figlia del direttore ucciso, che con lui condivide la conoscenza della lingua cinese e la sfrenata passione per la Cina. E proprio chi si riconosce nel fervente sinologo o nella giovane studentessa non potrà che leggere Il dio dell’I-Ching tutto d’un fiato, trovando tra le sue pagine numerosi e interessanti spunti di riflessione e approfondimento.

Lea Vendramel – Cina in Italia – Novembre 2017

 

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Titolo
Il dio dell’I-Ching
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