I Quattro Libri rientrano tra i principali testi della dottrina confuciana

Il Confucianesimo è la dottrina della più importante scuola filosofica della Cina antica. Insieme ai Cinque Classici (di cui vi ho già parlato in un altro post che trovate a questo link: I Cinque Classici), i Quattro Libri, in cinese Si Shu, sono i principali testi che raccolgono le dottrine confuciane, scritti da alunni e seguaci di Confucio.

Fu lo studioso Zhu Xi (1130-1200), durante la dinastia Song (960-1279 d.C.) a selezionare i Quattro Libri e a inserirli nel Canone confuciano, accanto ai Cinque Classici, con l’intento di fornire un’introduzione ai principi del confucianesimo.

Oltre a introdurre i principi morali, sociali e politici del Confucianesimo, i Quattro Libri sono anche opere fondamentali della letteratura cinese classica. In passato, erano studiati da ogni letterato cinese, considerati testi fondamentali per la formazione morale e materia degli esami imperiali che dovevano essere sostenuti per accedere all’apparato statale. I candidati, infatti, dovevano conoscerli alla perfezione, memorizzarli ed essere in grado di citarli nelle loro prove.

Vediamo nel dettaglio quali sono le opere che costituiscono i Quattro Libri.

 

I Dialoghi (Lunyu)

I Dialoghi raccolgono osservazioni e brevi dialoghi di Confucio e dei suoi discepoli. Sono stati proprio questi ultimi a compilare l’opera dopo la morte del Maestro, probabilmente tra il periodo delle Primavere e Autunni (722 a.C. – 481 a.C.) e quello dei Regni Combattenti (453 a.C. – 221 a.C.), anche se non ci sono informazioni precise a riguardo.

Sono in tutto circa cinquecento citazioni e brevi conversazioni, che raccolgono gli insegnamenti di Confucio, organizzati in venti libri, in base ai temi affrontati, ma senza un ordine preciso.

 

Il Giusto mezzo (Zhongyong)

Il Giusto mezzo era in origine un capitolo del Liji (Classico dei Riti), uno dei Cinque Classici confuciani, da cui fu poi estrapolato da Zhu Xi. Tradizionalmente attribuito a Zisi, nipote di Confucio, è un testo composto di 33 capitoli, che delineano la via per raggiungere la virtù.

Nel primo capitolo sono illustrati i fondamenti della dottrina, mentre i successivi spiegano e argomentano tali fondamenti, secondo cui la natura umana discende dal Cielo e l’uomo deve agire conformandosi a tale natura, mentre l’educazione può contrastare le pulsioni negative in contrasto ad essa. Quando equilibrio e armonia raggiungono il massimo livello, il Cielo e gli esseri umani possono vivere in maniera prospera.

 

Il Grande studio (Daxue)

Come il Giusto mezzo, anche il Grande studio in origine faceva parte del Liji (Classico dei Riti) e fu estrapolato e inserito tra i Quattro Libri dallo studioso Zhu Xi, che integrò e riorganizzò il testo.

Non c’è certezza sulla data di composizione né sulla paternità del Grande studio, che viene tradizionalmente attribuito a Zengzi, uno dei discepoli più vicini al Maestro.

Nell’opera sono spiegati molti temi del pensiero di Confucio, in particolare si ribadisce l’importanza di agire curando la propria natura per il raggiungimento della virtù da parte di ogni uomo.

 

Il Mencio (Mengzi)

Il Mencio è la raccolta di conversazioni avute dal filosofo Mencio (372-288 a.C.) e i sovrani a lui contemporanei. Meng Ke è stato il maggiore pensatore della scuola confuciana dopo Confucio.

Proprio come i Dialoghi, anche i sette libri del Mencio sono stati probabilmente compilati dai suoi seguaci dopo la sua morte, ma sono scambi molto più lunghi e articolati rispetto ai Dialoghi.

Tra i principi fondamentali sostenuti da Mencio, il fatto che l’uomo sia naturalmente buono, con un senso morale innato, che viene corrotto dalla società, ma che può essere ripristinato ritornando alla vera natura originaria. Un principio che vale anche per il governo. Secondo Mencio, infatti, tornando al passato la società potrà essere liberata dai mali e dalle degenerazioni che la caratterizzano.

Mencio sosteneva anche che il popolo avesse il diritto di rovesciare un sovrano ingiusto e crudele con i suoi sudditi.