La scrittrice Premio Nobel per la Letteratura racconta la figura dell’ultima imperatrice cinese

Mi è capitato per caso tra le mani qualche tempo fa, rovistando tra libri usati e polverosi in una bancarella in un mercatino romano. E così, totalmente inconsapevole del valore letterario del libro che stavo per acquistare, mi sono accaparrata per pochi euro una copia di Donna imperiale di Pearl S. Buck (Mondadori), scrittrice insignita del Premio Nobel per la Letteratura di cui avevo già letto l’opera più famosa, La buona terra, negli anni dell’università.

La “donna imperiale” del titolo è l’imperatrice Ci Xi, l’ultima imperatrice della Cina, di cui l’autrice racconta la vita, romanzata, dall’arrivo nella città imperiale, dove viene scelta come concubina dell’imperatore Xianfeng, fino alla vecchiaia, a cui arriva dopo oltre quattro decenni di reggenza dell’impero cinese.

Come si legge nella premessa:

«Fu una donna dalle qualità così multiformi, dal comportamento così folto di contraddizioni, dalla personalità così ricca di molteplici aspetti, che è difficile comprenderne il vero animo e farlo comprendere».

Ma nonostante questa difficoltà derivata dalla complessità della figura di Ci Xi, Pearl S. Buck riesce a tracciarne un profilo completo, che prende in considerazione tutte le diverse sfaccettature della sua personalità e del suo carattere. Tra le pagine del libro si scoprono la concubina, la donna innamorata, la madre dell’erede al trono, l’imperatrice e fine stratega: tanti ruoli diversi caratterizzati da sentimenti e atteggiamenti a volte contrastanti che hanno convissuto in Ci Xi, donna forte, colta, intelligente, acuta, ambiziosa, ma a tratti anche fragile, sofferente e soprattutto molto sola.

La sua posizione, infatti, la costrinse a vivere lontana dalla sua famiglia, nel timore di complotti e vendette, e a rinunciare al suo unico amore, che continuò a custodire nel suo cuore per tutta la vita. Tenere le redini del potere della Cina fu per lei un obiettivo da perseguire, una responsabilità da sostenere, ma anche un peso da cui in certi momenti avrebbe voluto fuggire.

Negli anni in cui fu imperatrice, la Cina si trovava a fare i conti con l’Occidente e gli stranieri, percepiti da Ci Xi come invasori da respingere e combattere. Cosa che fece per tutta la sua vita, fino a quando non si rese conto che non poteva continuare ad essere conservatrice ad oltranza, ma doveva accettare l’ineluttabilità dei cambiamenti che stavano coinvolgendo l’impero.

Proprio volgendo lo sguardo ad Occidente, nonostante la sua avversione e diffidenza nei confronti degli anglosassoni, Ci Xi trovò una donna in cui specchiarsi: la regina Vittoria. In lei l’imperatrice cinese rivide se stessa. Due donne fisicamente lontane ma unite da un destino comune e dagli eventi storici che ebbero per protagonisti i loro due Paesi.

In Donna imperiale Pearl S. Buck fa un ritratto accurato dell’ultima imperatrice cinese, mettendone in luce punti di forza e debolezze, lato umano e politico, intuizioni ed errori, non tralasciando il grande apprezzamento di cui godeva tra la popolazione cinese, che si riferiva a lei con l’appellativo onorifico di «Vecchio Buddha».

 

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Donna imperiale
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